Terriccio per orchidee: Caratteristiche dei substrati

Qual è il miglior terriccio per orchidee? Che caratteristiche deve avere? Ogni quanto devo sostituirlo?

Se ti stai facendo una qualsiasi di queste domande, questo post fa al caso tuo. 

Si dice che radici sane sono sinonimo di una pianta sana, e sai qual è il miglior modo per avere radici lunghe e forti? 

Utilizzare un substrato per orchidee che rispetti a pieno le necessità delle tue piante durante tutto l’anno. Sia d’estate che d’inverno.

In questa Guida troverai un sacco di informazioni interessanti e utili che ti aiuteranno a capire meglio l’impatto che un buon terriccio può avere sulla salute delle tue orchidee.

terriccio per orchidee quale scegliere
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Il terriccio per orchidee svolge un ruolo fondamentale per la salute delle nostre amate piante, ha un ruolo cruciale per il sostegno e permette alle radici di crescere in uno spazio umido e ben areato. 

Se in passato veniva usata l’Osmunda, oggi questo substrato è diventato ormai introvabile ed è stato rimpiazzato da corteccia di pino o abete. Nel gergo, questo terriccio prende il nome di Bark, e lo si può trovare in diverse dimensioni e qualità.

Il bark è un ottimo terriccio per orchidee ed è la base di partenza per quasi tutti gli orchidofili o gli amanti delle orchidee in generale. Ma se per caso volessi provare qualcos’altro, per esigenze particolari o anche solo per sperimentare, sappi che esistono tanti altri substrati interessanti con cui puoi divertirti.

Tra poco ti parlerò dei terricci più amati ed utilizzati, ma prima vorrei spendere un paio di minuti per fare degli approfondimenti sulle radici delle orchidee, e sulle caratteristiche che il terriccio deve avere. 

L’apparato radicale delle orchidee tropicali

radici verdi orchidea sana

In natura le radici delle orchidee epifite svolgono un’importante ruolo nella vita di queste piante, perché li permettono di aggrapparsi alla corteccia degli alberi per riuscire a ricevere la luce del sole. 

Senza questa loro capacità le orchidee non riceverebbero abbastanza luce per vivere nel sottobosco delle foreste.

Le radici aeree delle orchidee assorbono l’acqua dall’umidità ambientale, dalla corteccia degli alberi e dalla pioggia, rimanendo sempre esposte all’aria.

Sono ricoperte da una membrana spugnosa chiamata Velamen che migliora l’assorbimento dell’acqua e ha un tipico colore argentato quando è asciutta. 

infografica radice cattleya

Poter vedere le radici attraverso il vasetto è un grosso vantaggio che si ha con alcune orchidee, rispetto ad altre piante.

Dalle radici si può capire quando una pianta deve essere annaffiata o si può vedere se l’apparato radicale è in salute o ha problemi. 

In base allo spessore delle radici di un’orchidea possiamo decidere che substrato usare, seguendo questo principio:

  • Orchidee con radici fini preferiscono un composto fine, perché in natura la dimensione ridotta delle radici li permette di crescere tra le fessure della corteccia restando spesso più umide.  
radici oncidium divisione pseudobulbi
  • Orchidee con radici grosse preferiscono un substrato ben areato e con una grana più grossa, perché in natura riescono ad affondare le radici solo sulla superficie della corteccia degli alberi.

Personalmente credo che dopo la quantità di luce, il fattore che influisce di più sulla salute e la crescita delle orchidee sia il ciclo asciutto/bagnato, cioè la velocità con cui il substrato si asciuga tra un’irrigazione e l’altra. 

Ogni specie ha esigenze differenti e richiede un terriccio diverso per garantire alle radici la giusta quantità di acqua e di aria. 

Come dev’essere un terriccio per orchidee?

Un buon substrato per orchidee deve avere un ottimo potere drenante, per evitare ristagni d’acqua, ed essere molto arioso. 

Ti spiego brevemente perché,

come abbiamo appena detto, le radici delle orchidee epifite si sono adattate a vivere fuori dal terreno, per farlo l’evoluzione le ha portate a sviluppare una membrana (Velamen) molto assorbente che permette loro di assorbire acqua dalla pioggia e dall’umidità della corteccia degli alberi.

Il Velamen è molto sensibile all’eccesso di acqua, se rimane bagnato troppo a lungo non permette lo scambio di ossigeno tra aria e radici, e può portare in poco tempo ad asfissia radicale. Questo può portare all’ingiallimento delle foglie e causare marciume radicale.

Oltre a dover essere drenante e garantire un ottimo ricircolo d’aria, il terriccio per orchidee deve essere anche duraturo e facile da reperire. 

La durevolezza del substrato garantisce migliori caratteristiche fisico/chimiche nel tempo. Degradandosi lentamente un terriccio mantiene più a lungo il suo potere drenante ed è meno soggetto a grossi sbalzi di pH.

Macro e micro porosità

La macro porosità di un substrato, è l’insieme di macro pori (grossi spazzi) presenti nel terriccio. Per fare un esempio, la macro porosità del bark non è altro che lo spazio vuoto che si crea tra i pezzetti di corteccia.

Per via della grossa dimensione, i macro pori non sono in grado di trattenere acqua al loro interno, migliorando così il drenaggio e l’ariosità del terriccio.

Viceversa, la micro porosità di un substrato è l’insieme di micro pori (microscopiche cavità) presenti nel terriccio. Tornando all’esempio del bark, i micro pori sono i minuscoli spazzi d’aria presenti all’interno dei pezzetti di corteccia. 

La loro dimensione ridotta permette al terriccio di immagazzinare acqua al loro interno. Inoltre, permette all’acqua di muoversi per capillarità al suo interno, in modo da mantenere omogeneo il tasso di umidità. 

Più la percentuale di micro pori è alta, maggiore è la ritenzione idrica del terriccio, col aumentare della macro porosità il drenaggio aumenta notevolmente.

Un buon rapporto tra macro e micro pori fa si che il terriccio abbia un buon drenaggio, pur mantenendo acqua al suo interno.

Diversi tipi di substrati per orchidee

quale terriccio scegliere orchidee

Esistono molti terricci per orchidea sul mercato, alcuni sono sicuramente più usati e conosciuti di altri, ma non necessariamente migliori.

Anche il settore dei terricci è in continua evoluzione, alla ricerca di substrati più ecologici e facili da reperire. 

Iniziamo a suddividerli in due gruppi: 

  • Terricci legnosi,
  • terricci rocciosi,

ciascuno con dei pro e dei contro, vediamoli insieme…

Substrati legnosi per orchidee

I substrati legnosi, sono composti da parti di alberi o arbusti e sono quelli che somigliano di più alle condizioni che le orchidee incontrano in natura. In alcuni casi vengono mischiati diversi materiali per comporre un mix pronto all’uso che anche un neofita può usare.

Fino agli anni 60 le orchidee in vaso venivano coltivate in un terriccio a base di fibra di osmunda e sfagno in rapporto 3/1, tuttavia l’Osmunda è protetta ora ed è diventata introvabile. 

Oggi quasi tutte le orchidee che troviamo in commercio (in particolare Phalaenopsis e Cattleya) vengono coltivate e vendute in bark, un substrato naturale composto da corteccia di pino o abete. 

Questo tipo di terriccio per orchidee ricrea verosimilmente l’ambiente su cui queste piante aggrappano le loro radici in natura; 

Rispetto ai substrati inerti, che tratteremo tra poco, la corteccia di pino e gli altri materiali legnosi hanno lo svantaggio di degradarsi nel tempo; Questo è il principale motivo per cui bisogna rinvasare le orchidee ogni 2 o 3 anni. 

Nel frattempo però, hanno un ottimo potere tampone, che riduce la fluttuazione del pH del terriccio e ci risparmia parecchie gatte da pelare.

Vediamo quali sono i 3 substrati naturali per orchidee più utilizzati:

Bark – Corteccia per orchidee

bark orchidee corteccia abete

La corteccia di pino (o di abete) è il terriccio per orchidee più popolare, può essere utilizzato da solo o mischiato ad altri materiali che ne aumentano la ritenzione idrica.

È il materiale che più si avvicina a quello che le piante troverebbero in natura e ricrea l’ambiente perfetto per la crescita delle radici. 

La corteccia per orchidee garantisce un ottimo drenaggio, lascia libero accesso all’aria pur trattenendo al suo interno una discreta quantità di acqua.

Le fibre legnose della corteccia la rendono leggermente impermeabile quando è asciutta, specialmente quando è nuova. Per questo motivo bisognerebbe sempre annaffiare per immersione i primi mesi dopo il travaso, lasciando il vaso immerso per qualche minuto in acqua. 

Il bark viene venduto in diverse misure e qualità ma non tutti i tipi sono adatti alla coltivazione di orchidee.

Le qualità più basse vengono usate come materiale da pacciamatura nelle aiuole, e non va bene come substrato per orchidee perché contengono spore di funghi e muffe.

Ti consiglio di acquistare una corteccia specifica per orchidee, perché vengono pretrattati, non contengono resina né agenti patogeni.

La dimensione della corteccia può variare sensibilmente, in commercio le troviamo a grana mista o suddivisa in base alla misura dei pezzetti. Più i pezzi sono piccoli e più il substrato trattiene acqua, viceversa più i pezzi sono grandi più il terriccio è arioso e lascerà drenare l’acqua.

In linea generale se hai una orchidea con radici aeree grosse è meglio una corteccia a pezzi grossi, se le radici sono piccole invece, richiedono probabilmente più umidità per non seccare e quindi una corteccia fine con più ritenzione idrica è più appropriata.

Ogni quanto bisogna cambiare la corteccia per orchidee?

il bark si sbriciola decomponendosi

Se utilizzi corteccia di pino (o un mix contenente corteccia) come substrato per le orchidee dovrai sostituirlo ogni 2-3 anni. Questo è il motivo principale per cui bisogna rinvasare periodicamente le orchidee, rimuovendo il bark vecchio dalle radici e mettendone di nuovo. 

Quando la corteccia o il mix invecchia, inizia a rompersi in pezzetti più piccoli e aumenta la sua ritenzione idrica. Probabilmente noterai che alcune radici iniziano a soffocare per il substrato troppo compatto e bagnato. Questo è il momento migliore per svasare l’orchidea, rimuovere il vecchio medium e invasarla con del nuovo bark o mix. 

All’interno di questa categoria si trova anche un particolare tipo di corteccia chiamata Orchiata che ha una durata molto maggiore rispetto al bark tradizionale. Se ti interessa leggi le caratteristiche di bark e orchiata messe a confronto.

Sfagno

muschio sfagno per orchidee

Con il termine sfagno intendiamo un genere di muschio che conta più di 300 specie, quello che usiamo per le orchidee proviene per lo più dal Nord Europa o dal Cile e viene venduto in forma secca. Questo muschio ha un’eccellente capacità di assorbire acqua, per questo viene spesso aggiunto alla corteccia per aumentare la ritenzione idrica del mix. 

Orchidee che amano terricci umidi, come la Macodes Petola o lo Zygopetalum (ma anche Oncidium o Paphiopedilum) vengono spesso coltivate in mix contenente sfagno. La percentuale può variare, in genere non conviene superare il 20% di sfagno per non andare incontro a ristagni d’acqua prolungati.

Lo sfagno può essere utilizzato anche da solo, quando si utilizzano vasi molto piccoli (vedi le mini orchidee in vasetto 5cm), per radicare piante piccole o orchidee senza radici

In questo caso devi invasare l’orchidea in modo che lo sfagno avvolga delicatamente le radici, facendo attenzione a lasciare scoperto il colletto.

É molto importante capire il giusto equilibrio tra asciutto e bagnato, il muschio deve restare sempre umido ma non “zuppo”. Quando la tua pianta avrà creato nuove radici potrai rinvasare l’orchidea in un substrato più arioso e il suo periodo di ricovero sarà terminato.

Cocco

Fibra di cocco a cubetti-2

Il cocco utilizzato per le orchidee non è il cocco che mangiamo noi, ne il guscio che lo contiene, ma un materiale che si ricava dagli scarti della coltivazione della pianta di cocco, più precisamente dall’involucro fibroso della noce. Questo scarto viene poi trattato e lasciato invecchiare, in modo da avere un prodotto più duraturo e adatto all’utilizzo come substrato di coltivazione. 

Per le orchidee solitamente si usa un substrato in cocco a “cubetti” (chip) o a fibra grossa, molto comune nella coltivazione di Dendrobium.

Il cocco è un substrato eccellente per la coltivazione in vaso, è molto leggera e ben areata, si idrata meglio rispetto al bark ed ha una ritenzione idrica un pochino maggiore (a seconda della grana).

Dal punti di vista nutrizionale, la fibra di cocco è priva di sali nutritivi (se non una percentuale variabile di Potassio), un’orchidea coltivata in questo terriccio deve essere concimata fin da subito per evitare carenze nutritive.

Substrati rocciosi per orchidee

Coltivare le orchidee in un terriccio roccioso e inerte ha dei vantaggi rispetto a quelli naturali, molti problemi comuni nella coltivazione in substrato naturale possono essere evitati utilizzando materiali inorganici. 

Tanto per cominciare, i substrati inerti mantengono le loro caratteristiche inalterate nel tempo. A differenza del bark che con il passare del tempo si degrada e si sminuzza in piccole parti che soffocano le radici, i materiali rocciosi rimangono intatti e possono essere riutilizzati più volte (dopo essere stati sterilizzati).

Questo ci evita di rinvasare le orchidee ogni 2-3 anni per via del bark che si schiaccia. Se mantieni la tua pianta in salute potresti non doverla rinvasare per il resto della sua vita.

Mentre i substrati legnosi tendono ad entrare in competizione con le radici nell’assorbimento di azoto, i substrati rocciosi non trattengono questo minerale.

Coltivare orchidee in terriccio inerte, richiede una buona confidenza con la concimazione e il pH.

Questi substrati non rilasciano alcuna sostanza nutritiva, sono prive di sali ed hanno un basso potere tampone.

Per questo motivo dovresti fertilizzare spesso e tenere monitorato il pH del terriccio. Se te ne dimentichi inizierai a veder presto segni di carenze nutritive e una crescita rallentata.

Ecco i 3 substrati inerti più utilizzati come substrato per orchidee. 

Argilla espansa orchidee

argilla espansa ottima qualità

L’argilla espansa è un materiale roccioso a forma sferica simile ad una biglia, viene prodotta dall’espansione di argilla in forni ad altissime temperature. Il risultato è un substrato inerte, con pH neutro che si adatta benissimo alla coltivazione delle orchidee.

Non tutta l’argilla espansa che troviamo in commercio va bene per la cura delle piante, alcune marche offrono questo prodotto come materiale di abbellimento o da mettere sul fondo dei vasi per aumentare il drenaggio.

argilla espansa cattiva qualità

Per la coltivazione delle orchidee ti consiglio di scegliere dell’argilla espansa per acquari o per idroponica, con biglie grosse di dimensione compresa tra 8-20 mm. 

Questo substrato ha una porosità totale del 70-85%, che garantisce un eccellente ricircolo d’aria intorno alle radici e nel frattempo trattiene all’interno dei suoi pori una buona quantità di acqua (circa 20-30% del volume totale). Ha un’eccellente capacità drenante ed è leggera, ma la cosa più bella è che non viene infestata da parassiti e funghi perché non è un luogo ideale su cui crescere per loro.

argilla espansa orchidee ottima qualità.

Quando scegliamo l’argilla espansa come terriccio per orchidee, dobbiamo concimare spesso e misurare sempre il pH dell’acqua d’irrigazione. Se non lo facciamo la pianta andrà incontro a carenze nutritive o scompensi per il pH sbagliato.

Perlite

perlite agro per orchidee ammendante

La perlite è un substrato roccioso inerte, che viene prodotto riscaldando una roccia vulcanica chiamata ossidiana. Questa roccia viene portata a temperatura di 800-900°C in modo che l’umidità al suo interno, evaporando, la faccia espandere velocemente. Il risultato è un materiale bianco molto leggero e molto poroso. 

Questo materiale trattiene buone quantità di acqua all’interno dei suoi granelli (nei micropori) pur restando leggero e arioso. Può essere mischiato al bark o ad altri terricci per aumentare la ritenzione idrica, mantenendo comunque una buona aerazione.

Viene utilizzata con ottimi risultati per la radicazione di piccole orchidee o per generi terricoli, come la Ludisia Discolor o il Cymbidium

In alcuni tecniche di idrocoltura la perlite viene usata “pura” e vengono sempre lasciati alcuni centimetri di acqua sul fondo del vaso. La sua micro porosità fa sì che l’acqua sia in grado di risalire per capillarità nel resto del vaso, lasciando l’aria passare nei macropori che si creano tra un granello e l’altro.

Lana di roccia

lana di roccia a cubetti per orchidee

La lana di roccia è un materiale ottenuto dalla fusione delle rocce basaltiche, ha un aspetto simile allo zucchero filato e lo troviamo in commercio in diverse forme e misure. Questo substrato veniva usato come isolante per le abitazioni, quando hanno trovato spazio nelle coltivazioni di piante sono stati migliorati e adattati meglio a questo scopo. 

Una particolarità della lana di roccia, è la sua eccellente capacità di trattenere liquidi, tant’è che viene utilizzata come substrato per la germinazione o per la coltivazione idroponica. 

É un materiale alcalino, per questo bisogna regolare il pH prima dell’utilizzo, immergendo i cubetti in acqua con pH corretto tra 5,8 e 6,3 per alcune ore. 

Nella coltivazione delle orchidee, la lana di roccia può essere usata come alternativa inerte allo sfagno, per aumentare la ritenzione idrica del mix, senza doversi preoccupare della sua decomposizione nel tempo. In alternativa può essere usata in percentuale maggiore per varietà di orchidee che necessitano di un substrato più umido, come Miltoniopsis o lo Zygopetalum.

Idroponica e Semi-idroponica

Con le giuste accortezze le orchidee possono essere coltivate con le radici immerse in acqua. Questo pratica si chiama idrocultura e con alcune semplici accortezze si possono avere eccellenti risultati. 

Per gli amanti delle orchidee, l’idrocoltura può essere una sfida divertente che ci aiuta a capire a che livello sono le nostre competenze.  É sicuramente più difficile rispetto al bark e le piante vanno seguite con più attenzione all’inizio.

Superato il primo periodo, in cui le radici devono abituarsi al nuovo ambiente, il lavoro diventa un po’ più semplice e sbrigativo.

L’idrocoltura su substrati inerti invece consiste nel crescere un’orchidea in argilla espansa utilizzando un vasetto senza fori di drenaggio. Sul fondo del vaso si lasciano sempre 2-3 centimetri di acqua, che risale per capillarità all’interno delle biglie di argilla. 

orchidea in semi idroponica

Nel caso dell’idroponica “vera” invece, si possono utilizzare due metodi differenti. C’è chi preferisce immergere le radici interamente in acqua per qualche ora e poi le lascia asciugare per alcuni giorni, e c’è chi preferisce lasciare le radici immerse in 2-3 cm di acqua sempre, lasciando il resto dell’apparato radicale esposto all’aria. 

orchidee in idrocoltura

Ci tengo a precisare che non tutte orchidee si adattano con facilità alla coltivazione in acqua, potresti dover sperimentare un po’ prima di riuscire a trovare il giusto equilibrio aria/acqua, e con alcune specie semplicemente non funzionerà.

Se sei nuovo con l’idroponica o la semi-idroponica, non trasferire subito tutte le tue orchidee in questo medium. Prova prima con una o due piante e vedi come reagiscono al cambio di substrato.

Le orchidee che vengono trasferite in semi-idro hanno bisogno di tempo per adattare le loro radici all’acqua. Alcune marciranno, ma nel frattempo la pianta avrà gettato nuove radici che si adattano meglio a questo substrato.

Vasetti per orchidee

A differenza di quanto in molti pensano, le orchidee non hanno bisogno di un vaso trasparente ma possono crescere in qualunque tipo di vaso, purché sappia contenere le radici e il substrato. 

Molti credono che, visto che acquistiamo le Phalaenopsis in vasi trasparenti, questi siano migliori per la pianta ma non è così.

Si è vero, le radici di alcune orchidee possono fare fotosintesi, ma spesso non è così tanta da essere rilevante.

L’unico vantaggio del vaso trasparente è che ci permette di vedere le radici, per capire lo stato di salute della pianta o quando ha bisogno di essere annaffiata. Questo da un grosso aiuto a chi è alle prime armi ma non è un fattore fondamentale per la pianta stessa. 

Le orchidee possono essere invasate in qualunque tipo di vaso immaginabile, purché sia grande a sufficienza. Ogni orchidea ha le sue esigenze a livello di irrigazione, alcune preferiscono un ciclo asciutto/bagnato più lungo, altre devono asciugare rapidamente.

Tenendo conto di questo dovrai scegliere la dimensione del vaso e il substrato di conseguenza. 

Per esempio, un vaso piccolo contiene meno terriccio e quindi asciuga prima di uno grande. In vasetti piccoli bisogna sempre usare substrati più fini e con maggior ritenzione idrica.

substrato orchidea in rapporto alla dimensione vaso

Conclusioni

Come sempre, da amanti delle orchidee, il nostro obiettivo è quello di ricreare quanto più possibile l’habitat ideale di queste piante.

Quando si tratta di terriccio per orchidee dobbiamo andare a scegliere un substrato che ci aiuti a creare il giusto ciclo asciutto/bagnato per la pianta.

Un trucchetto è quello di preferire un substrato più fine per orchidee con radici piccole, e un terriccio più grossolano e arioso per orchidee con radici grosse. 

Come abbiamo visto, il terriccio per orchidea più usato in assoluto è il bark e lo troviamo in tante misure o mischiato ad altri materiali, ma nulla ci impedisce di divertirci con altri substrati, come l’argilla espansa o l’idrocoltura.

Infondo sperimentare nuove tecniche è bello e non può che portarci a migliorare le nostre capacità e la nostra comprensione delle piante.

E tu ? Hai mai provato terricci diversi dalla corteccia? Con quale ti sei trovato bene o consiglieresti ad un amico?

8 commenti su “Terriccio per orchidee: Caratteristiche dei substrati”

  1. Ciao. Ho bisogno del vostro consiglio per l’acquisto di un bark di qualità poiché quello che mi fornisce il mio giardiniere è molto fine e pesante. Non areggia le radici. Conto su di voi e grazie in anticipo.

    Rispondi
    • Ciao Vita,

      Personalmente ti consiglio di acquistarlo online su evoplant, hanno un bark molto buono a ph stabilizzato intorno al 6.

      In alternativa, un pochino più costosa è l’orchiata che risulta ancor più duratura. Quella la si riesce ad acquistare anche su Amazon.

      Per Phalaenopsis e Cattleya scegli una pezzatura grossa, media o fine per quasi tutte le altre.

      Spero di esserti stato d’aiuto e grazie per la fiducia,

      Saluti Gabriele

      Rispondi
  2. Buongiorno ho diverse orchidee con molte radici aeree fuori dal vaso. Probabilmente sono da rinvasare. In quel caso le radici devo rimetterle dentro il vaso? Grazie

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    • Ciao Ilaria,

      invasare radici aeree cresciute e adattate alla vita aerea (e quindi secca) è rischioso perché potrebbero marcire.
      Se le piante hanno radici “normali” a sufficienza te lo sconsiglio. In tal caso puoi tenerle fuori oppure tagliarle con delle forbici sterilizzate.

      Detto questo, è possibile farlo. Ti metto un link che parla proprio delle radici aeree e spero possa esserti utile “orchidee con radici aeree fuori dal vaso“.

      Un saluto, Gabriele

      Rispondi
  3. Una mia orchidea ha prodotto due o tre “piantine” sugli steli fioriferi. Adesso hanno delle radici ben sviluppate. Devo tagliarle dalla pianta madre ed invasarle o devo lasciarle dove sono? Grazie

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