In questa guida troverai tutto ciò che ti serve sapere su come annaffiare le orchidee, quando farlo e che acqua è meglio usare.
Imparerai come concimare le orchidee in modo semplice ed efficace, oltre che a riconoscere i problemi più comuni dovuti all’irrigazione.
Premessa
Le orchidee da interno sono piante di origine tropicale che in natura crescono aggrappate agli alberi nell’umidità della foresta, con le radici esposte all’aria.
Nei negozi le troviamo in vaso, in un ambiente completamente diverso dal loro, ma allora?
La domanda sorge spontanea.
Come bisogna bagnare le orchidee in vaso? Ogni quanto devono essere annaffiate? L’acqua del rubinetto va bene per loro?
Prima di rispondere a queste domande è importante comprendere le condizioni in cui le orchidee vivono in natura, per capire meglio le loro esigenze e come prendercene cura in casa.
La particolarità che distingue le orchidee tropicali dalle piante a cui siamo abituati qui in Italia, è che le orchidee sono epifite. Si sono adattate a vivere aggrappate ai rami degli alberi nel tentativo di riuscire a ricevere più luce, che è carente nel sottobosco delle foreste.
L’apparato radicale delle orchidee di conseguenza ha dovuto evolversi per riuscire a sopravvivere fuori dal suolo. Sulle radici hanno sviluppato una membrana spugnosa chiamata velamen, che è in grado di assorbire acqua dall’umidità ambientale e dalla pioggia.
Il velamen è molto efficiente nel assorbire acqua, si idrata velocemente e ha un colore verde quando è carico di acqua e grigio argento quando è asciutto.
Proprio perché le radici delle orchidee sono aeree, hanno bisogno di una buona aerazione e soffrono molto il ristagno idrico. Queste piante in natura hanno un ciclo asciutto/bagnato molto rapido, spesso giornaliero.
Quando le orchidee crescono all’interno di un vasetto, l’annaffiatura è forse il fattore più importante e cruciale per la loro sopravvivenza. Sicuramente il più particolare ed il primo da imparare.
Questo post nasce proprio per rispondere a tutte le domande su questo argomento.
Nell’indice qui sotto trovi i topic che andremo a trattare.
Quando innaffiare le orchidee?
La maggior parte delle orchidee, tra cui la Phalaenopsis (la più nota tra tutte), vanno bagnate quando le radici sono asciutte e hanno un colore argenteo. Questo può essere ogni 10-14 giorni in inverno oppure ogni 4-5 giorni in estate, dipende da quanto tempo impiegano il substrato e le radici ad asciugare.
Esistono molte eccezioni a questa regola, ma in ogni caso non è possibile definire una tempistica esatta o una scadenza fissa.
Sarebbe facile poter dire che le orchidee vanno annaffiate una volta alla settimana, ma sarebbe un’informazione scorretta.
La verità è che ci sono un sacco di fattori che influiscono sul fabbisogno idrico della pianta e la velocità con cui il substrato asciuga.
Tanto per citarne alcuni:
- Temperatura,
- umidità,
- luce,
- terriccio,
- grandezza del vaso,
- grandezza della pianta,
- fase di crescita
e la lista è ancora lunga…
Sicuramente è una buona norma quella di annaffiare le orchidee durante il mattino, in modo che la pianta abbia tutto il giorno per assorbire una parte dell’acqua e non rimanere zuppa la notte, o per asciugare da eventuali goccioline cadute involontariamente sulle foglie. Questo ridurrà la possibilità di ristagno idrico, funghi o batteri.
Per il resto l’unico modo per sapere con certezza ogni quanto bagnare un’orchidea è conoscendola e osservandola.
Innanzitutto bisogna sapere il genere di appartenenza (è una Phalaenopsis? un Oncidium?…) e le sue esigenze colturali. Dopo di ché ci si affida ad uno di questi 3 metodi molto intuitivi che funzionano per le specie più comuni (Phalaenopsis, Dendrobium, Cattleya,Vanda, etc).
- Osservando le radici: Il primo metodo per capire quando bisogna innaffiare le orchidee (nello specifico la Phalaenopsis) è infallibile e consiste nell’ osservare il colore delle radici attraverso il vasetto trasparente. Se sono verdi significa che la pianta è ben idratata e l’innaffiatura potrà attendere qualche giorno. Quando le radici prendono un colore argenteo, significa che hanno avuto tempo per asciugare e che è ora di annaffiare le orchidee.
- Toccando con il dito: Se l’orchidea è in un vaso non trasparente, sarà più difficile vedere il colore delle radici, in questo caso puoi controllare l’umidità del terriccio infilando il dito 1-2 cm nel substrato. Se senti che il substrato è ancora umido significa che è ancora presto per bagnare, nel caso in cui il terriccio fosse asciutto invece dovrai procedere all’annaffiatura.
- Sentire il peso del vaso: Un’altro metodo per capire quando annaffiare le orchidee è dal peso del vaso, più leggero quando il terriccio è asciutto e più pesante se bagnato. Questo metodo può richiedere un pochino di pratica all’inizio ma è molto veloce e ti tornerà utile quando avrai tante piante da curare.
Altre generi di orchidea, come Oncidium, Paphiopedilum o la Macodes Petola amano il terriccio umido e preferiscono non asciugare completamente tra un’irrigazione e l’altra. Queste specie richiedono innaffiature più frequenti o un substrato con maggiore ritenzione idrica.
Ogni terriccio o substrato per orchidee ha caratteristiche differenti e questo influisce sulla frequenza con cui dovremo bagnare le nostre piante. Anche la ventilazione e l’umidità ambientale svolgono un ruolo molto importante nella tempistica d’irrigazione, infatti in un clima umido o poco ventilato, il substrato si asciugherà più lentamente rispetto ad un ambiente più secco o ben ventilato.
Alcune orchidee, tra cui Cymbidium o il Catasetum entrano in una fase di riposo chiamata dormienza (o quiescenza). Durante questa fase le orchidee fermano la loro crescita e non sono in grado di assorbire grosse quantità d’acqua. Durante la quiescenza, bisogna innaffiare pochissimo (o non innaffiare affatto) le piante, per evitare che il ristagno idrico causi problemi di marciumee asfissia radicale.
Lo stesso approccio vale per il Dendrobium Nobile, che bisogna annaffiare pochissimo durante il riposo vegetativo.
Diradare le annaffiature durante l’inverno
Durante l’inverno le orchidee rallentano molto la loro crescita a causa delle temperature più basse e della luce meno intensa. Di conseguenza anche il loro fabbisogno idrico si riduce ed è importante diradare le annaffiature per non rischiare di far marcire le radici.
Si continua a bagnare le orchidee a radici asciutte ma con annaffiature più leggere, magari dal bordo o con un’immersione rapida. Nel dubbio è sempre meglio aspettare un giorno o due in più.
Per quanto riguarda le orchidee che amano il terriccio umido, durante l’inverno si può lasciar asciugare il substrato un po’ di più.
Come annaffiare le orchidee ?
Le orchidee si bagnano in un modo un po’ diverso rispetto alle altre pianta. Per via del terriccio (spesso composto da corteccia) molto drenante e arioso, la pianta ha una scorta d’acqua ridotta.
Sapere come annaffiare le orchidee è importante per ottenere buoni risultati e ti risparmierà il peso di doverle bagnare tutti i giorni d’estate.
E quindi qual’è il modo giusto per annaffiare le orchidee?
Ci sistono 2 metodi per innaffiare le orchidee, per immersione o versando l’acqua dal bordo del vaso.
Entrambi i metodi hanno dei pro e dei contro ma possono essere alternati durante il periodo freddo e quello caldo dell’anno per ottenere il meglio da ciascuno.
Ecco come annaffiare le orchidee in vaso:
Annaffiare l’orchidea per immersione
Questo metodo consiste nel immergere il vaso dell’orchidea fino all’orlo in una bacinella piena d’acqua a temperatura ambiente o tiepida. Lascia il vaso immerso 4-5 minuti, in questo modo il substrato ha tempo di idratarsi, poi estrailo dalla bacinella e lascia l’acqua libera gocciolare dai fori di drenaggio sul fondo. Finito, ora puoi rimettere l’orchidea al suo posto.
Se tieni le piante nei coprivasi (non forati) puoi utilizzare quelli come contenitori dell’acqua.
Innaffiare per immersione assicura che il substrato assorba tutta l’acqua che riesce a trattenere, questo tipo di innaffiatura è perfetta per l’estate quando il terriccio asciuga velocemente.
Innaffiare l’orchidea da bordo vaso
Il secondo metodo consiste nel annaffiare il substrato dal bordo del vaso con una quantità abbondante di acqua, in modo da esser certi che il substrato rimanga bello umido.
Fai attenzione a non bagnare le foglie o il colletto perché il ristagno d’acqua prolungato potrebbe farlo marcire. In tal caso utilizza della carta assorbente per asciugarla.
Può capitare di avere l’impressione che il terriccio sia ben idratato, quando invece lo è solo in superficie. L’umidità all’interno del vasetto andrà ad omogeneizzarsi, ma il substrato resterà più asciutto rispetto al metodo 1 e andrà innaffiato più spesso.
Questo tipo di innaffiatura (più “leggero”) è da preferirsi d’inverno, quando le orchidee ricevono meno luce e hanno meno bisogno d’acqua.
Sapevi che le Phalaenopsis così come tante altre orchidee possono essere coltivate in acqua? Non è una tecnica che consiglio a tutti. Con questo non voglio dire che sia riservata solo agli esperti ma può essere un metodo divertente e alternativo che può dare grosse soddisfazioni.
Con l’esperienza troverai il metodo più comodo o pratico per te. Finché si tratta di una o due orchidee il problema non si pone, ma quando si inizia ad avere 20, 30 o più piante sarà importante trovare un sistema per annaffiarle seguendo le loro necessità e tenendo conto anche del tuo tempo.
Un metodo è quello di suddividere le orchidee per gruppetti a seconda della frequenza con cui devono essere bagnate. All’interno di ciascun gruppo si identifica la pianta che asciuga più lentamente. Quando questa sarà asciutta si annaffia l’intero gruppo a cui appartiene.
Con che acqua innaffiare le orchidee?
Le orchidee preferiscono acqua con una bassa durezza (leggera o dolce), cioè un’acqua che contiene poco Carbonato di Calcio disciolto.
L’acqua del rubinetto tende ad essere piuttosto dura in molte zone d’Italia, nel breve periodo questo non causa grossi danni alle orchidee, ma col passare del tempo potrebbero insorgere problemi dovuti all’accumulo di calcare, bruciature marroni sulle radici e scompensi nel pH .
Per durezza dell’acqua si intende un valore che esprime la quantità totale di ioni di Calcio e Magnesio disciolti nell’acqua. Più è alto il contenuto di questi ioni più l’acqua viene considerata dura, viceversa meno ioni Calcio e Magnesio sono disciolti in acqua, più l’acqua verrà considerata dolce.
L’unità di misura della durezza dell’acqua sono i gradi francesi °f (attenzione a non confonderli con i gradi Fahrenheit °F), dove un grado rappresenta 10mg di carbonato di calcio per litro di acqua.
- molto dolce : fino a 4°f (40mg/L)
- dolce : tra 4 e 8°f
- medio-dure : tra 8 e 12°f
- discretamente dure : tra 12 e 18 °f
- dure : tra 18 e 30 °f
- molto dure : oltre 30 °f
Per non rischiare di “intossicare” la tua orchidea senza nemmeno saperlo, ti consiglio comunque di fare una rapida ricerca su internet per sapere com’è l’acqua del tuo comune.
Qui sotto come esempio trovi uno screenshot con i parametri dell’acqua del rubinetto nell’area in cui vivo. Come vedi l’acqua nella mia zona è troppo dura per poter essere utilizzata per le orchidee.
Per la cronaca, io utilizzo ¼ acqua di rubinetto (decantata per almeno 24 ore) + ¾ di acqua demineralizzata. In questo modo la mia acqua d’irrigazione ha una bassa durezza, ma maggiore effetto tampone rispetto all’acqua demineralizzata pura. Così facendo non ho bisogno di correggere il pH quando somministro fertilizzante perché la soluzione rientrà già nei giusti parametri.
Nella coltivazione delle orchidee è bene utilizzare acqua il più dolce possibile, nel caso in cui l’acqua del rubinetto nella tua zona fosse troppo dura (da circa 18°f in su) ti consiglio di addolcire l’acqua con un addolcitore o di utilizzare acqua demineralizzata o piovana per lo meno in parte.
Se già possiedi un addolcitore o un impianto ad osmosi inversa in casa puoi utilizzare quello per migliorare la qualità dell’acqua per le orchidee, altrimenti puoi utilizzare l’acqua del condizionatore o del deumidificatore che è priva di sali disciolti.
Anche l’acqua dell’asciugatrice va bene per le orchidee, purché si utilizzino detersivi ecologici per il bucato.
Puoi trovare acqua demineralizzata anche nei supermercati, ma fai attenzione che non contenga sostanze profumate.
Nel caso in cui volessi innaffiare le orchidee con acqua piovana, cerca di non utilizzare acqua stagnante o prelevata da luoghi sporchi perché potrebbe contenere sporcizia o residui di sostanze organiche in decomposizione che potrebbero causare problemi alle tue piante.
Il pH corretto per le Orchidee
Il pH è l’unità di misura utilizzata per misurare il livello di acidità o alcalinità dell’acqua e viene misurato su una scala che va da 1 a 14, dove 7 viene considerato neutro.
Più il pH è basso più l’acqua viene considerata acida, mentre più il pH è alto più l’acqua viene considerata alcalina.
Nella coltivazione delle Orchidee il pH è molto importante, perché influisce sulla capacità della pianta di assorbire le sostanze nutritive dall’acqua (i sali) che le servono per un corretto sviluppo.
Se il pH non è nel giusto range non tutti i nutrienti disciolti nell’acqua sono reperibili per la pianta e per questo un pH troppo alto o troppo basso può diventare la causa di gravi carenze nutrizionale.
Il pH corretto per la coltivazione della maggior parte delle orchidee esotiche è 5.5 – 6.5, cioè leggermente acido, se il pH rimane in questo range infatti, le piante saranno in grado di assimilare efficientemente tutti i nutrienti di cui hanno bisogno e cresceranno sane.
Ci tengo a precisare che nel vaso di coltivazione, l’acqua, il substrato e i fertilizzanti, lavoreranno insieme per definire il pH reale.
Se per esempio utilizzi la corteccia di pino come substrato, questa avrà un pH piuttosto acido (circa 4,5 quando la corteccia è nuova o il suo pH non è stato corretto in precedenza) che andrà ad abbassare il pH dell’acqua di irrigazione.
Per verificare quale sia il pH dell’acqua realmente disponibile per le piante, il metodo più semplice è raccogliere e misurare un campione di acqua di scolo (l’acqua in eccesso che esce da sotto il vaso) dopo aver annaffiato la pianta.
Lo strumento che si usa per misurare il pH dell’acqua d’irrigazione è il pHmetro, un attrezzo dal costo contenuto che misura il pH semplicemente immergendo la sua sonda in acqua per qualche secondo.
In commercio puoi trovare anche del misuratori di pH con reagente o delle cartine tornasole. Quest’ultimi sono più economici rispetto al pHmetro, ma sono abbastanza scomodi da usare.
Temperatura dell’acqua d’irrigazione
L’acqua d’irrigazione delle orchidee deve essere tiepida. Durante l’estate, quando le giornate sono afose si può innaffiare con dell’acqua a 18-22°C per aiutare la pianta a disperdere calore. Alla temperatura di 18°C l’acqua trattiene il massimo dell’ossigeno, il doppio di quello che potrebbe trattenere a 29°C.
Attenzione però, versare dell’acqua fredda sulle radici può causarle notevole stress, oltre che favorire la proliferazione di funghi nel substrato.
Durante l’inverno conviene bagnare le orchidee con acqua leggermente più calda, intorno ai 30°C.
Come fertilizzare le orchidee?
In natura le orchidee ricevono il nutrimento necessario in forma organica, dal materiale vegetale decomposto con cui entrano in contatto, dalla corteccia degli alberi su cui si aggrappano e dai resti di piccoli insetti.
Quando coltiviamo un’orchidea in casa o in serra, il substrato di bark o lo sfagno che usiamo rilascia lentamente dei nutrienti, ma non abbastanza per garantire un costante e rigoglioso sviluppo delle foglie e dei fiori.
“Se acquisti una orchidea fresca e sana, passeranno parecchi mesi prima che la pianta mostri segni di carenza nutrizionale; questo non significa che la pianta non abbia bisogno di fertilizzante, ma solo che i coltivatori hanno fatto un ottimo lavoro nel offrirci un’orchidea in piena salute”
Per questo motivo se vuoi avere delle orchidee vigorose è importante aggiungere del fertilizzante liquido o solubile all’acqua di irrigazione.
Quando concimare le orchidee
Prima di vedere con che frequenza bisogna concimare le orchidee è importante capire in quale fase dello sviluppo o periodo dell’anno queste piante hanno più bisogno di nutrimento.
Durante l’inverno, a meno che non si coltivi con luci artificiali, le radiazioni solari sono molto meno intense rispetto all’estate. La poca luce e le temperature più basse, fanno si che le piante crescano meno e di conseguenza anche il consumi di acqua e sostanze nutritive si riduce.
Durante la primavera e l’estate, grazie alla luce abbondante e al caldo, le orchidee riprendono a crescere, aumentando di conseguenza il loro fabbisogno d’acqua e sali nutritivi.
Questa regola vale per tutte le orchidee, in realtà anche per tutte le altre piante.
Oltre alle condizioni climatiche ogni orchidea segue il proprio ciclo vitale. In base allo stadio di crescita o alla fase in cui la pianta si trova, potrebbe richiedere tanto, poco o nessun fertilizzante. Un eccesso di Azoto durante la fioritura ad esempio potrebbe compromettere l’apertura dei boccioli, così come una carenza dello stesso sale potrebbe compromettere la crescita dei nuovi getti durante la fase di crescita.
Come concimare le orchidee
Un modo semplice ed efficace per concimare le orchidee consiste nel diluire del fertilizzante completo NPK 20-20-20 (+ micronutrienti) in acqua e somministrare durante tutta la fase di crescita vegetativa della pianta.
Personalmente preferisco concimare ad ogni innaffiatura, diluendo la dose consigliata dal produttore per il numero di innaffiature. Per esempio, se il produttore consiglia 1g/L ogni 2 annaffiature, e noi innaffiamo ogni 7gg, daremo 0,5 g/L a ciascuna innaffiatura.
Ogni 4 fertirrigazioni va fatto un risciacquo abbondante con acqua con pH corretto (6,5 se coltivi in bark) per sciacquare eventuali residui di sali dal terriccio.
Quando l’orchidea rallenta la crescita per concentrarsi sulla produzione di steli floreali, in base al tuo livello di conoscenza delle orchidee e dei fertilizzanti, puoi fare una scelta:
- Smettere di fertilizzare : un eccesso di sali durante la fioritura può causare più danni rispetto ad una carenza di sostanza nutritiva. Alcuni fiori potrebbero cadere prematuramente o i boccioli avvizzire prima ancora di aprirsi. La pianta in questo caso utilizza le sostanze immagazzinate negli pseudobulbi, nelle radici e nelle foglie per portare avanti la fioritura. Al termine della fioritura si riprende subito a concimare per dare alla pianta le sostanze che le sono venute a mancare.
- Somministrare un fertilizzante per fioritura NPK 10-30-20 + micronutrienti (o un fertilizzante per piante fiorite con maggiore P e K). Puoi concimare seguendo le indicazioni del produttore o eventualmente diluire la dose consigliata in modo da concimare ad ogni innaffiatura (come spiegato prima). Al termine della fioritura si riprende l’utilizzo di concime completo NPK 20-20-20.
Di recente ho scritto un articolo approfondito sulla concimazione, dove chiarismo meglio certi concetti e spiego passo passo come concimare le orchidee in modo semplice.
Alcune orchidee, alcune durante l’inverno, altre al termine della fioritura, entrano in fase di senescenza. Le piante potrebbero spogliarsi dalle foglie, flettersi verso il basso o sembrare morte; in realtà questo riposo è cruciale per loro. Durante la dormienza le orchidee richiedono molta meno acqua (quasi nulla), piante che venivano bagnate ogni 5 giorni possono non avere bisogno d’acqua per 3-4 settimane e di conseguenza anche il fertilizzante viene somministrato meno.
Ah… diffida dai metodi caserecci fatti con scarti del cibo, qualche sostanza nutritiva la contengono ma non tutti quelli di cui ha bisogno la pianta e attrarrebbero solamente un sacco di parassiti.
Quali sono i problemi causati da una scorretta irrigazione?
Il problema più frequente quando si è alle prime esperienze con le orchidee è l’eccesso d’acqua. Specialmente durante l’inverno, quando la pianta cresce poco per via delle condizioni climatiche e la luce scarsa, si tende ad annaffiare troppo le piante.
L’acqua che ristagna per un periodo prolungato soffoca le radici, se questo problema viene trascurato, stende un tappeto rosso a parassiti fungini e far marcire le radici.
Per questo bisogna sempre stare attenti quando si bagnano le orchidee nei mesi freddi dell’anno e bisogna innaffiare solo quando le radici sono asciutte.
Alcune orchidee fanno eccezione a questa regola, ma nel caso delle Phalaenopsis (l’orchidea più comune) è sempre valida.
Vadiamo ora come riconoscere i problemi causati da una scorretta routine d’irrigazione.
Orchidea con foglie gialle
Se la tua orchidea ha foglie gialle e flosce, molto probabilmente il terriccio è rimasto bagnato troppo a lungo e in questo caso dovrai attendere che il substrato si asciughi bene prima di annaffiare l’orchidea nuovamente.
Meglio ancora se prima dai un’occhiata alle radici per vedere che non siano marcite.
Una cosa simile accade anche quando finisce dell’acqua nell’ascella fogliare durante l’annaffiatura.
Evitare sempre ristagni d’acqua prolungati vicino al colletto perché possono attrarre funghi e portarlo a marcire. Per lo stesso motivo bisogna evitare di spruzzare acqua nel tardo pomeriggio o d’inverno.
Se ti accorgi di aver bagnato il colletto dell’orchidea asciuga l’acqua colla carta da cucina o un dischetto di cotone.
Orchidea con foglie mosce e rugose
Se le foglie dell’ orchidea sono raggrinzite e appassite, il problema è dovuto alla carenza di acqua ma bisogna fare due distinzioni :
- Se le radici della pianta sono asciutte ma comunque sane, procedi subito ad innaffiare la pianta immergendo il vaso fino all’orlo in una bacinella piena d’acqua in modo da idratare bene il substrato. Spruzza dell’acqua demineralizzata sulle foglie o in alternativa sfregaci del cotone bagnato sopra, questo li ridarà un po’ di turgore.
- Se le radici sono morte significa che la pianta non è più in grado di assorbire acqua, anche se il substrato è ben bagnato; Molto probabilmente le radici sono marcite per un eccesso idrico.
Se ti trovi davanti ad uno di questi tre scenari molto probabilmente hai fatto un’errore nell’annaffiatura, ma non andare nel panico, per fortuna le orchidee sono piante molto permissive e con buone probabilità riuscirai a rimettere la tua pianta in sesto.
Cosa fare se l’orchidea ha le radici marce.
- conviene annaffiare l’orchidea prima di svasarla, in modo da ammorbidire le radici ancora vive.
- Togli poi la pianta dal vaso e libera le radici dal substrato.
- Taglia all’orchidea tutte le radici secche o marcie.
- Travasa la pianta utilizzando un nuovo terriccio.
- Aspetta un paio di giorni prima di annaffiare in modo da lasciar cicatrizzare le radici nei punti in cui sono state tagliate.
Se può interessarti ho scritto un post approfondito sul problema delle radici marce e come risolverlo.
Alcune domande che mi vengono spesso fatte
Durante l’inverno le orchidee vanno bagnate molto poco, generalmente ogni 10-15 giorni nel caso della Phalaenopsis, affidandosi sempre al colore delle radici o al peso del vaso per capire se hanno avuto il tempo di asciugare. Alcune specie, quali il Dendrobium nobile o il Cymbidium vanno lasciati quasi completamente asciutti fino all’inizio della fioritura
Nel periodo estivo bisogna bagnare le orchidee piuttosto spesso, solitamente ogni 4-7 giorni, perché la richiesta d’acqua è maggiore e il substrato asciuga molto rapidamente. Questo dipende anche da come vengono bagnate, nei mesi più caldi consiglio di innaffiare per immersione così da poter diradare leggermente le annaffiature.
Non c’è una risposta univoca a questa domanda, ciascun metodo ha dei pro e dei contro. Io preferisco innaffiare dall’alto dall’autunno alla primavera così da non incorrere nel rischio di accumuli di sali nel terriccio. Durante l’estate invece bagno le orchidee per immersione perché mi permette di diradare le annaffiature di qualche giorno.
Conclusione
Ed eccoci giunti alla fine di questa guida su come annaffiare le orchidee, il post è piuttosto lungo e approfondito quindi vorrei farti un riassunto dei concetti fondamentali.
Le Orchidee sono piante epifite, capaci di assorbire l’acqua dall’ambiente, per questo motivo quando coltiviamo un’orchidea in casa è importante non esagerare con le irrigazioni; Non c’è una tempistica precisa per le innaffiature, le orchidee vanno innaffiate semplicemente a richiesta. Le orchidee Phalaenopsis sono le più apprezzate e facili da trovare e vanno bagnate quando le radici sono asciutte e dal colore argenteo.
Come innaffiare le orchidee?
Durante l’interno innaffia dal bordo per non inzuppare troppo il terriccio, immergi il vaso in acqua durante l’estate, in questo modo il terriccio rimarrà più bagnato e non dovrai innaffiare troppo spesso.
Preferisci l’acqua demineralizzata a quella di rubinetto, perché quella del rubinetto alla lunga può causare problemi per l’eccessiva durezza e il pH scorretto.
Quando noti che iniziano a crescere nuove foglie, radici o getti, bisognerà annaffiare l’orchidea più spesso e di pari passo aumenteranno anche le concimature.
Quando lo stelo floreale è spuntato, prima che i boccioli inizino ad aprirsi, interrompi l’utilizzo di fertilizzante, o eventualmente passa ad un fertilizzante con poco Azoto e maggiori dosi di Fosforo e Potassio. Molte orchidee concentrano la loro crescita durante la primavera e l’estate, per via del caldo e delle giornate lunghe; durante questi mesi le piante necessitano di più acqua e più concime.
Abituati ad osservare le tue piante perché è il modo migliore per capire le loro esigenze; vedi questa abilità come un investimento nel tuo pollice verde.
Come innaffiare in estate quando si va in vacanza
Ciao Paolo, quanti giorni pensi di assentarti? In linea generale se bagni le orchidee prima di partire e le lasci in casa all’ombra non dovresti aver problebli per 7-10 giorni. Se fa molto caldo potrebbero essere leggermente disidratate ma si riprenderanno con la prima innaffiatura.
Si possono usare sistemi di micro irrigazione?. Grazie di una tua gentile risposta 🫢
Ciao Paolo, nella teoria si può usare la micro irrigazione, ma nella realtà dei fatti serve una certa sensibilità ed esperienza per trovare l’equilibrio ideale per le piante.
Un saluto, Gabriele