In questa guida parliamo del Cymbidium e delle cure di cui ha bisogno per crescere e rifiorire anno dopo anno.
Questa pianta ha uno sviluppo “atipico” rispetto ad altri membri della sua famiglia.
Molto più simile ad un Dendrobium Nobile che ad una classica Phalaenopsis.
Ha un periodo di riposo invernale per esempio. E fiorisce solamente dopo aver ricevuto una forte escursione termica tra il giorno e la notte nel periodo autunnale.
Detto in poche parole, se vuoi avere successo con l’orchidea Cymbidium devi sapere come curarla.
Ed è proprio per questo che ho scritto questa scheda super dettagliata sulla sua coltivazione.
Ora bando alle ciance e iniziamo.
Ciclo vitale
Non si può parlare delle cure del Cymbidium senza prima spiegare come si svolge il suo ciclo vitale, perché per ogni fase di sviluppo spettano cure differenti.
Poiché 9 volte su 10 acquistiamo questa orchidea in fiore mi sembra giusto iniziare a questa fase.
Fioritura
La fioritura dell’orchidea Cymbidium ha luogo solitamente tra febbraio e marzo. Nel caso di ibridi precoci può avvenire a gennaio, mentre i tardivi fioriscono ad aprile-maggio.
Una volta sfioriti gli steli, la pianta riprende lo sviluppo vegetativo.
Crescita vegetativa
Al termine della fioritura, con l’arrivo della bella stagione il Cymbidium riprende a crescere, sviluppando nuovi pseudobulbi dalla base di quelli appena fioriti.
La crescita vegetativa continua fino all’autunno, periodo in cui grazie alle prime notti fredde avviene l’induzione alla fioritura.
Se gli pseudobulbi sono giunti a maturazione e la pianta ha ricevuto una buona escursione termica giorno/notte, nei primi giorni autunnali dovrebbero vedersi già i primi getti floreali.
Riposo
Con l’arrivo del freddo, il metabolismo della pianta rallenta drasticamente, tanto che l’orchidea entra in riposo vegetativo. Non si tratta comunque di una vera e propria senescenza.
Questa fase, che è fortemente influenzata dalla temperatura esterna, si conclude quando lo stelo riprende a svilupparsi e i fiori iniziano a sbocciare.
Una volta che i boccioli sono quasi aperti si può portare la pianta in casa.
Da qui la pianta entra ufficialmente in fioritura e il ciclo ricomincia.
Come curare il Cymbidium
L’orchidea Cymbidium richiede cure diverse a seconda della stagione dell’anno (quindi dal clima) e della fase di sviluppo in cui si trova. Questi due fattori sono strettamente interconnessi perché è proprio la temperatura a “guidare” l’orchidea nei suoi diversi stadi di crescita.
Il caldo favorisce la crescita vegetativa e la produzione di nuovi pseudobulbi, mentre il freddo induce la pianta a fiorire e rallenta il suo metabolismo fino a mandarla in riposo.
Le esigenze colturale della pianta sono estremamente diverse durante l’anno.
Per esempio, durante l’estate bisogna bagnare e concimare tanto, mentre in inverno non bisogna concimare affatto e le bagnature vanno ridotte al minimo.
Ma entriamo più nello specifico e vediamo come curare il Cymbidium nei diversi mesi dell’anno.
Cymbidium cura in inverno
- Gennaio: Le cure a gennaio sono minime, l’orchidea va bagnata pochissimo perché è in riposo e le sue radici non sono in grado di assorbire eccessi d’acqua.
Se lasciata all’esterno si può addirittura non innaffiare affatto, salvo qualche lieve nebulizzata quando gli pseudobulbi iniziano a raggrinzire.
Nel frattempo lo stelo continua a crescere piano piano. - Febbraio: A febbraio la maggior parte degli ibridi di Cymbidium a fiore grande stanno fiorendo o hanno appena iniziano. Durante questa fase bisogna riprendere ad innaffiare gradualmente, lasciando che il terriccio asciughi tra una bagnatura e l’altra.
- Marzo: Nel mese di marzo molti Cymbidium sono ancora in fiore. Se li hai portati in casa le bagnature si fanno via via più frequenti, tanto che il substrato non dovrebbe mai asciugare completamente. Salvo che si usi un composto torboso con molta ritenzione idrica. In tal caso conviene farlo asciugare bene.
Se hai esemplari già sfioriti puoi tagliare gli steli secchi e rinvasare quelle cresciute troppo o con substrato vecchio e decomposto.
Cymbidium cura in primavera
- Aprile: Ad aprile gli ultimi Cymbidium hanno finito di fiorire e si assiste alla ripresa vegetativa. Quando i nuovi getti riprendono a crescere bisogna aumentare progressivamente le innaffiature.
Una volta scongiurate le ultime gelate possiamo riportare le orchidee all’aperto in modo che giovino di più luce.
Se si intende usare un concime a lenta cessione (tipo osmocote) si può iniziare la somministrazione. - Maggio: A maggio, con l’aumento della temperatura e le giornate lunghe la pianta inizia a bere e consumare nutrienti. Le annaffiature si fanno frequenti, tanto che il substrato non dove mai seccare altrimenti gli pseudobulbi raggrinziscono rapidamente.
Se utilizzi fertilizzante tradizionale (non a rilascio graduale) bisogna iniziare a concimare il Cymbidium a basso dosaggio. EC 0,8-1 ms. - Giugni: Con il caldo estivo l’orchidea Cymbidium ha bisogno di innaffiature frequenti, anche quotidiane se si coltiva in vasi piccoli. Se lasciamo la pianta in pieno sole, il suo fabbisogno di nutrienti è notevole, tanto da raddoppiare la concentrazione. EC 1,8-2 ms.
Cymbidium cura in estate
- Luglio: A luglio il CYmbidium ha bisogno delle stesse cure che si danno a giugno. Per avere pseudobulbi belli grossi (che daranno vita a fioriture copiose) è importante sfruttare bene i mesi estivi. Tanta luce, acqua e fertilizzante.
- Agosto: Continuare come a giugno e luglio.
- Settembre: A fine estate le giornate iniziano ad essere sensibilmente più brevi. Il Cymbidium riceve meno luce e va quindi annaffiato e concimato di meno. Con l’arrivo delle prime notti fresche, specialmente nel Nord Italia, si ha l’induzione alla fioritura. Cioè l’input che da il via alla formazione dei getti floreali.
Cymbidium cura in autunno
- Ottobre: A causa del calo nelle temperature bisogna ridurre drasticamente le annaffiature e riparare le piante dalle piogge. Un eccesso d’acqua in questo momento farebbe marcire le radici.
Chi vive nel Nord Italia deve fare attenzione alle prime gelate. Spostando le orchidee in una stanza fredda, all’interno di una serretta o coprendole con del tessuto non tessuto nelle notti più fredde. - Novembre: Si riducono ulteriormente le annaffiature. Poiché il rischio gelate al Nord aumenta, conviene vivamente spostare le piante in una stanza fresca e luminosa. Come una stanza non riscaldata, l’androne delle scale condominiali o una mansarda ben illuminata.
- Dicembre: In questa fase i Cymbidium vengono bagnati, o nebulizzati, solo quando gli pseudobulbi iniziano a raggrinzire. Questo dipende dal substrato che utilizzi. Se è arioso e drenante (a base di bark per esempio) si può innaffiare, mentre se è a prevalenza torba conviene nebulizzare il substrato e gli pseudobulbi durante il giorno.
Nel frattempo lo stelo floreale cresce piano piano fino a giungere a fioritura nei due mesi successivi.
Clima
Luce
Il Cymbidium è una tra le orchidee più esigenti in fatto di luce, tanto da poter resistere al sole diretto tutto l’anno, fatta eccezione solo per le ore centrali delle giornate più calde dell’anno.
Cresce estremamente bene con radiazioni luminose di 40.000-80.000 lux, che gli permettono di svilupparsi rapidamente e di immagazzinare nei grossi pseudobulbi ingenti quantità d’acqua e carboidrati prodotti dalla fotosintesi.
Se posizionato in un posto adeguato, le foglie del Cymbidium hanno un colore verde acceso, simile al lime per intenderci.
Quando la luce è troppo forte, il fogliame inizia ad ingiallire, e in alcuni casi possono addirittura formarsi vere e proprie bruciature da sole. Queste bruciature tuttavia non sono dovute esclusivamente all’intensità del sole, ma dal calore.
Finché la temperatura fogliare (quindi quella delle foglie, non dell’aria) rimane a livelli sopportabili le foglie al massimo scoloriranno, ma non appariranno bruciature.
Durante il tardo autunno e l’inverno, le ore di luce sono ridotte e l’intensità dei raggi solari è molto fioca. Per questo motivo, se si vuole avere una fioritura ricca è fondamentale dare al Cymbidium quante più ore possibili di luce diretta.
Temperatura
La temperatura ideale per l’orchidea Cymbidium varia notevolmente a seconda del periodo dell’anno e della fase di sviluppo in cui si trova.
Durante la stagione calda (primavera ed estate) in cui la pianta si concentra sulla crescita vegetativa, la temperatura può tranquillamente superare i 30°C durante il giorno. Senza particolare escursione termica durante la notte.
Possiamo dire che da aprile a agosto la temperatura ideale è di 20-26°C.
Con l’arrivo delle prime notti fresche (agosto-ottobre a seconda di dove ti trovi) è bene esporre il Cymbidium a temperature notturne più basse. In modo da indurre la pianta a fiorire.
Tra settembre e ottobre le minime notturne dovrebbero aggirarsi sui 10-13°C mentre di giorno la temperatura può tranquillamente salire sopra i 20-25°C. Anche di più, quel che importa sono le temperature notturne.
Durante il periodo che va dalla nascita dello stelo floreale fino all’apertura dei primi boccioli, le temperature notturne vanno mantenute sotto ai 12-13°C. Se la pianta viene tenuta a secco, le minime possono scendere fino a qualche grado sotto lo 0.
Anche se il mio consiglio è di tenerle in una stanza fredda e luminosa per ripararle dalle gelate. Che se notevolmente sotto lo 0 possono causare seri danni.
Al Sud, il Cymbidium può essere tenuto fuori casa tutto l’anno. Avendo la sola accortezza di ripararlo dalle piogge durante il periodo di riposo invernale.
Umidità e Ricircolo d’aria
L’umidità ideale per il Cymbidium varia durante l’anno, a seconda della temperatura. Possiamo dire che in primavera sarebbe ideale avere un tasso di umidità del 60-70% mentre in estate dovrebbe raggiungere il 70-80%.
Anche se cresce senza problemi anche con valori più bassi.
Nel periodo freddo invece l’aria può essere parecchio più asciutta, anche 30-40%. Anche meno se le temperature scendono sotto ai 10°C.
Il ricircolo d’aria è molto importante. Bisognerebbe mantenere l’aria sempre in movimento per evitare malattie fungine e batteriche sulle foglie.
Fortunatamente, finché l’orchidea Cymbidium viene tenuta all’esterno questo è molto facile. Basterà ripararlo dalla pioggia per mantenere il fogliame asciutto dorante la stagione fredda.
Annaffiatura
Il Cymbidium va annaffiato molto durante la crescita vegetativa, cioè in primavera ed estate, mentre bisogna gradualmente ridurre le bagnature in autunno fino quasi ad interromperle con l’arrivo dell’inverno.
Si riprende a bagnare (con parsimonia) quando l’orchidea esce dal riposo invernale e inizia a fiorire. Il suo fabbisogno idrico in questa fase non è elevato e bisogna innaffiare solo quando il substrato è asciutto.
Terminata la fioritura (solitamente tra marzo e aprile), il Cymbidium riprende a crescere gli pseudobulbi che erano rimasti dormienti durante l’inverno. Dal momento in cui il loro sviluppo è evidente bisogna tornare ad annaffiare via via sempre di più. Cerca di non far mai asciugare il terriccio completamente in questa fase.
Purtroppo non è possibile stabilire una frequenza esatta delle annaffiature. Sono troppi i fattori che influiscono sul tempo di asciugatura del vaso, come:
- Dimensione della pianta
- Grandezza del vaso
- Tipo di substrato
- Luce
- Temperatura e umidità
- Ventilazione
Oltre che lo stadio vitale in cui si trova la pianta.
Il metodo migliore per capire quando bagnare è sentire il peso del vaso, infilare un dito nel terriccio per sentire se è asciutto, umido o bagnato e in fine osservare gli pseudobulbi.
Quando è il momento, annaffia abbondantemente in modo che parte dell’acqua possa drenare dai fori del vaso. In questo modo si prevengono accumuli di sali (fertilizzante) e di calcare.
Qualità dell’acqua
L’acqua con cui annaffiare le orchidee Cymbidium può essere demineralizzata, piovana o semplice acqua di rubinetto.
Quando si usa acqua di rubinetto è buona norma lasciare che riposi per circa 24 ore in modo che il cloro contenuto all’interno possa disperdersi.
Il calcare contenuto nell’acqua comunale varia molto da zona a zona. Se nella tua area l’acqua è molto dura conviene diluirla con acqua piovana o demineralizzata. O eventualmente annaffiare saltuariamente con una delle due.
Fortunatamente il Cymbidium non è particolarmente sensibile a riguardo.
Concimazione
Il Cymbidium va concimato da maggio a settembre con un fertilizzante completo ed equilibrato, cioè con valori NPK simili. Durante questi mesi la crescita dell’orchidea è massiccia e grosse quantità di zuccheri vengono accumulate negli pseudobulbi.
Queste riserve vengono utilizzate dalla pianta per superare l’inverno, per fiorire e come spinta per la ripresa vegetativa.
A maggio si inizia a concimare a bassa concentrazione (circa 0,8-1,2mS). Man mano che le temperature salgono e la luce si fa intensa si può aumentare il dosaggio (1,3-1,8mS).
Per chi non è pratico nella misurazione della salinità dell’acqua, possiamo semplificare dicendo che a maggio si concima con metà del dosaggio consigliato dal produttore di fertilizzante. Andando verso l’estate la concentrazione si aumenta fino ad arrivare al dosaggio completo.
Puoi leggere di più sulla concimazione delle orchidee qui.
In alternativa consiglio il concime a lento rilascio che è molto più facile da utilizzare.
Se non viene adeguatamente concimato, non solo il Cymbidium cresce poco durante la stagione vegetativa, ma ne risente anche la fioritura.
Da ottobre ad aprile le concimazioni del Cymbidium vengono interrotte, così come vengono diradate le annaffiature. In questa fase lo sviluppo della pianta è lento e il fertilizzante finirebbe solo per accumularsi nel terriccio fino a bruciare le radici.
Concime per orchidee Cymbidium
Il Concime più diffuso ed utilizzato per il Cymbidium è il 20-20-20 in forma granulare tanto amato dagli orchidofili. Questo fertilizzante va sciolto in acqua e fornisce alla pianta tutti i macronutrienti di cui ha bisogno.
Purtroppo è carente di calcio (Ca) e magnesio (Mg), due micronutrienti molto importanti. Per integrarli bisogna alternare il 20-20-20 al nitrato di calcio e saltuariamente aggiungere del solfato di magnesio (conosciuto come sali di epsom).
Ovviamente la scelta non deve ricadere necessariamente su questo fertilizzante. Un’ottima alternativa, sia comoda che efficace è il concime a lento rilascio (tipo osmocote) che può essere mischiato al terriccio nel momento del rinvaso o sparso in superficie tra aprile e maggio.
Ogni volta che bagnamo una piccola parte viene disciolta e diventa fruibile dalla pianta.
Terriccio
Il terriccio ideale per il Cymbidium dev’essere molto drenante, ma al tempo stesso capace di trattenere una discreta quantità d’acqua, fondamentale nei mesi caldi dell’anno.
Trattandosi di un’orchidea semi-terricola non è necessario usare un substrato grossolano come quello usato per le Cattleya o altre orchidee epifite, che ha lo svantaggio di avere una ritenzione idrica troppo bassa.
L’ideale sarebbe mischiare un 30% di parti grosse e un 70% di parti medie e fini.
Per esempio, creare un mix eccellente mescolando:
- 30% di bark per orchidee o argilla espansa
- 20% di perlite, pomice fine o seramis
- 50% di fibra di cocco o torba
Ad ogni modo le caratteristiche del terriccio devono adattarsi alla misura del vaso.
Se coltivi i Cymbidium in vasi stretti puoi avere ottimi risultati utilizzando un terriccio per orchidee terricole o aggiungendo circa il 50% di perlite al classico terriccio universale.
Quando utilizzi vasi più grandi invece conviene usare un mix più drenante. Come quello descritto poco fa.
Rinvaso
Il rinvaso del Cymbidium va fatto a fine fioritura con una cadenza media di 2-3 anni. Quando l’orchidea non ha più spazio per crescere o il substrato si è deteriorato.
Se si tratta di piante appena acquistate, consiglio di travasare dopo aver goduto della fioritura, solitamente nel mese di marzo-aprile. Queste orchidee vengono spesso vendute al limite del loro vaso, in modo da “risparmiare” spazio e farcene stare di più sui carrelli con le quali vengono spedite e trasportate.
Rinvasare darà loro più spazio in cui crescere e un terriccio fresco in cui piantare le radici.
Il momento perfetto è quando i nuovi getti non hanno ancora emesso radici in modo che possano crescere direttamente nel nuovo substrato. Senza essere disturbate in questa fase delicata.
Rinvasando troppo tardi infatti, si rischia di rompere gli apici radicali, causando un grosso stress che si traduce in un notevole ritardo nel loro sviluppo.
Spiego l’esatto procedimento per rinvasare l’orchidea Cymbidium in questo post
Moltiplicazione e Divisione
L’orchidea Cymbidium può essere moltiplicata per divisione durante il rinvaso, cioè tagliando (o rompendo) il rizoma nel punto in cui collega i diversi pseudobulbi della pianta, con lo scopo di ottenere due (o più) esemplari con almeno tre pseudobulbi a testa.
Mi spiego meglio.
Finita la fioritura, se l’orchidea ha almeno 6 pseudobulbi si possono dividere a metà in modo da avere due orchidee pronte a fiorire l’inverno successivo. Basta tagliare il rizoma (fusto orizzontale che collega tra loro i bulbi) con una lama sterilizzata o romperlo facendo forza con le mani.
Per agevolare il procedimento conviene prima tagliare la metà inferiore del panetto di radici in modo da riuscire a districarle. La pianta produrrà nuove radici dagli pseudobulbi nuovi e si riprenderà dallo stress della potatura in poco tempo.
Le due piante vanno poi rinvasate singolarmente in vasi sviluppati in altezza e poco più larghi rispetto alle radici.
Poiché sono state potate le radici è importante lasciare l’orchidea “a secco” per 10-14 giorni senza bagnare. Tempo necessario all’apparato radicale per cicatrizzare. Per contrastare la disidratazione in questo periodo bisogna tenere le piante all’ombra i nebulizzarle di tanto in tanto acqua sulle foglie.
É possibile fare divisioni di soli 1 o 2 pseudobulbi ma ci vorranno almeno due anni prima che riescano a fiorire. Un esempio di questo tipo si ha quando si fanno rivegetare i retrobulbi singolarmente.
Malattie
Così come le altre orchidee, anche il Cymbidium può essere colpito da malattie di diverso genere, come le infezioni fungine (alle foglie, agli pseudobulbi o all’apparato radicale), oltre che infezioni batteriche e virali.
Queste malattie (citate in ordine di pericolosità) non vanno trascurate perché sono molto infettive e possono portare la pianta ad un rapido declino. Che può concludersi con la morte.
L’approccio iniziale è quello della prevenzione, che consiste nel:
- Garantire un buon ricircolo d’aria
- Mantenere l’ambiente pulito. Soprattutto da foglie secche o materiale organico che può marcire.
- Sterilizzare i vasi e le forbici prima del rinvaso o della potatura.
- Controllare periodicamente le piante alla ricerca di anomalie. Come macchie sulle foglie o presenza di parassiti.
Se si teme che l’infezione sia già in atto bisogna isolare immediatamente l’orchidea malata dalle altre per evitare che possa trasmettere il problema alle altre.
Dopodiché si passa alla diagnosi.
A questo scopo ti consiglio di leggere “orchidea malattie delle foglie” dove, grazie a tante foto illustrative, ti aiuto a capire quale patogeno sta affliggendo la tua pianta.
Infezioni fungine
Le infezioni fungine si diffondono rapidamente in ambienti umidi e con scarso ricircolo d’aria, o quando l’acqua ristagna nel terriccio o tra le foglie.
Di patogeni fungini ne esistono tantissimi, alcuni dotati di zoospore capaci di attraversare le pareti cellulari per mezzo dell’acqua e altri che necessitano di ferite o lesioni dei tessuti per introdursi all’interno della pianta.
L’esempio più noto è il marciume radicale, che per mezzo dei funghi patogeni Pythium, Phytophthora o Rhizoctonia quando il terriccio rimane bagnato troppo a lungo.
Tante altre infezioni invece partono dalle foglie. Con sintomi che vanno da macchie gialle, marroni o puntini. A seconda del patogeno possono partire dal bordo della foglia o dal centro.
Per prevenire le malattie fungine bisogna mantenere l’aria in movimento (avviene naturalmente all’esterno) ed evitare che i Cymbidium siano troppo vicini l’un l’altro. L’ideale sarebbe che le foglie di una pianta non tocchino quella vicina.
Tieni l’orchidea al riparo dalla pioggia nei mesi freddi per evitare che le foglie si bagnino, e non nebulizzare mai poco prima che venga buio.
Regola bene le annaffiature a seconda della stagione dell’anno e del substrato che utilizzi.
Se l’infezione è già in atto, dopo aver constatato che si tratti di una malattia fungina, bisogna trattare la pianta con fungicida rameico o sistemico (tipo Aliette della Bayer).
Nel caso di marciume radicale bisogna prima svasare la pianta e tagliare tutte le radici marce. Successivamente si immerge l’apparato radicale nel prodotto antifungino e poi si rinvasa con del nuovo substrato. L’orchidea va lasciata asciutta per 10-14 giorni prima di innaffiarla la prima volta.
Infezioni batteriche
Le malattie batteriche sono una piaga ancor più scomoda e pericolosa rispetto a quelle fungine. Si propagano rapidamente in ambienti caldi e umidi e curarle è difficile a causa della difficoltà nel reperire prodotti specifici in commercio.
Vengono trasmesse da una pianta all’altra per contatto o attraverso le punture di insetti.
Le infezioni batteriche si distinguono dall’aspetto acquoso delle lesioni, caratterizzate da macchie gialle bagnate in superficie. Annusandole da vicino si percepisce spesso un odore sgradevole.
É importante identificare l’infezione batterica quanto prima in modo da agire tempestivamente.
L’approccio iniziale è simile ad altre infezioni ed inizia con la messa in quarantena dell’orchidea malata. Successivamente si asportano i tessuti compromessi con delle forbici sterilizzate, effettuando il taglio dove la foglia è ancora verde e sana.
Poi si spruzza dell’acqua ossigenata sull’intera chioma della pianta (sopra e sotto le foglie) e si attende qualche giorno per vedere se il problema si ripresenta. Nel frattempo è importante tenere l’orchidea in un luogo ben arieggiato e possibilmente asciutto.
Qualora non bastasse bisogna curare il Cymbidium con antibiotici specifici che si possono trovare nei consorzi agrari.
Per nostra fortuna sono un po’ più rare rispetto a malattie fungine.
Infezioni virali
Le infezioni virali sono la piaga peggiore che può colpire un’orchidea. Si trasmettono facilmente da un esemplare all’altro, sia per contatto che per mezzo di insetti e parassiti.
Purtroppo ad oggi non c’è modo di diagnosticare con certezza la presenza di una malattia virale. Si può solamente giungere alla conclusione dopo aver scartato l’ipotesi di malattia fungina o batterica.
Non esistono cure per le virosi, per questo motivo solitamente si tenta la cura con prodotti antifungini rameici o sistemici e con l’asportazione dei tessuti malati.
Se questo non basta l’unica opzione plausibile è quella di buttare la pianta prima che ne infetti altre.
Parassiti
Poiché le foglie del Cymbidium sono spesso coriacee quest’orchidea tende a resistere bene agli attacchi parassitari. Non per questo ne è immune però.
Tra i parassiti più comuni troviamo
Ragnetti rossi (acari)
Si tratta di minuscoli parassiti della famiglia degli aracnidi, tanto piccoli da essere difficili da vedere ad occhio nudo. Solitamente ci si accorge della loro presenza solamente dopo la comparsa dei sintomi, o per le piccole ragnatele visibili in controluce.
Gli acari sono parassiti fitofagi, che si nutrono della linfa elaborata della pianta effettuando dei buchi nelle pareti cellulari delle foglie. Solitamente sulla lamina inferiore.
Questo porta la foglia a scolorire, tanto da prendere un colore argenteo. Si può avere anche la comparsa di puntini gialli o marroni.
Il sistema immunitario del Cymbidium viene gravemente intaccato e così anche la capacità di compiere fotosintesi. Per non parlare del fatto che la pianta viene privata delle sostanze prodotte con la fotosintesi.
La cura viene fatta per mezzo di fitofarmaci acaricidi, spruzzati sulle foglie due volte a distanza di circa 7-10 l’una dall’altra. O in alternativa debellarle per soffocamento con olio minerale bianco.
Tripidi
Piccoli insetti alati della grandezza di circa 2-3mm e dal corpo esile. Il loro ciclo vitale si caratterizza in 3 fasi, cioè larva, pupa e stadio adulto.
Le larve e le pupe crescono nel terriccio e si nutrono assorbendo le sostanze nutritive dalle radici, mentre gli adulti succhiano le sostanze zuccherine presenti nel citoplasma delle foglie.
I tripidi hanno una predilezione per i tessuti giovani, come gli apici radicali, le nuove foglie e i boccioli, dove causano deformazioni nella crescita.
Come i ragnetti rossi provocano discolorazione nel fogliame e nei petali e se trascurati possono compromettere la salute della pianta fino a portarla alla morte.
Per debellare i tripidi dalle orchidee bisogna utilizzare un prodotto a base di Spinosad. Poiché sviluppano resistenza al farmaco, se due applicazioni non bastano conviene alternarne due di Piretro.
A questi poi si aggiungono:
- Cocciniglia
- Afidi
- Larve del moscerino dei funghi
- Nematodi
Non voglio dilungarmi troppo a lungo sui parassiti del Cymbidium in questo post, se vuoi approfondire l’argomento puoi leggere questo post sui parassiti delle orchidee e uno specifico sulla cura della cocciniglia.
Altri problemi comuni
Tra i problemi comuni nel Cymbidium abbiamo già trattato quella parassitari e le infezioni, a questi possiamo aggiungere:
Foglie cadenti
Molti Cymbidum hanno foglie lunghe che spesso si curvano verso il basso, è normale. Può capitare però che le foglie si pieghino in giù a causa della disidratazione, in tal caso ti consiglio di dare un’occhiata a questo articolo sulle orchidee con foglie mosce.
Pseuodobulbi secchi o marci
Questo problema sorge quando bagnamo troppo spesso l’orchidea, o la innaffiamo durante il periodo di riposo. In questa fase il fabbisogno idrico della pianta è minimo e bisogna evitare il ristagno idrico.
Foglie gialle
Premesso che un Cymbidium ben illuminato ha foglie verde chiaro, quasi giallognole in alcune circostanze, l’ingiallimento fogliare può essere dovuto a tanti altri fattori. Primo dei quali l’eccesso d’acqua e un problema all’apparato radicale.
Aborto dei boccioli
Ci sono tanti motivi per cui i boccioli dell’orchidea seccano e cadono prematuramente. Aria secca, sbalzi di temperatura, carenza di luce e altro ancora.
Nel caso del Cymbidium questo accade spesso quando si riporta la pianta ancora bocciolata in casa per godere della fioritura. Per evitare che i boccioli abortiscano bisognerebbe aspettare che siano quasi tutti aperti.
Non fiorisce
Affinché quest’orchidea fiorisca è fondamentale che riceva notti fresche durante il periodo autunnale. Se questo non avviene difficilmente fiorirà, salvo che non si tratti di varietà tropicali a fiore piccolo.
Radici secche o marce
Radici secche o marce: Le radici delle orchidee seccano a causa della disidratazione, oppure, come spesso accade, prima marciscono e in seguito seccano quando ci accorgiamo del problema e smettiamo di innaffiare.
In questo caso bisogna rinvasare la pianta e tagliare tutte le radici morte come spiegato in questo post.
Gocce sulle foglie
Se escludiamo la rugiada tipica del primo mattino, ci sono altri due motivi per cui possiamo trovare gocce appiccicose sulle foglie e gli steli delle orchidee. La melata e gli essudati zuccherini.
Trovi tutto ciò che c’è da sapere in questo articolo sulle orchidee con foglie appiccicose.
Oppure puoi trovare altri problemi comuni nelle orchidee cliccando qui.
Conclusioni
Come hai visto l’orchidea Cymbidium è una pianta di facile cura, purché si comprenda a monte il suo ciclo vitale e come adattarlo alle nostre stagioni.
Per questo motivo ho dedicato i primi paragrafi di questa guida sul ciclo vegetativo, la fioritura e il riposo di questa pianta. E ho spiegato come curarla nei diversi mesi dell’anno.
Per nostra fortuna in Italia il clima ci permette di avere ottimi risultati, basta adattare leggermente la tecnica di coltivazione al nostro clima.
Al Nord per esempio, conviene ritirare i Cymbidium in un luogo chiuso e ben soleggiato per evitare le gelate, mentre al Sud si possono coltivare all’esterno tutto l’anno. Con la sola accortezza di proteggerli dalle piogge.
Ora mi piacerebbe sentire la tua opinione. Hai trovato l’articolo utile? Le informazioni scritte qui ti sono servite a prendere confidenza nella cura di questa orchidea?
Oppure hai esperienze pregresse che vorresti condividere con gli altri lettori del blog?
Scrivilo qui sotto nei commenti.
Molto interessante
Grazie per il commento
Molto interessante
Grazie Tenza!
Molto utile, grazie!
Per il tipo di vaso, mi sembra che se tenuto al esterno, quelli in terra cotta vanno meglio e sono più stabili.
Ciao Isabella, grazie per il commento e il contributo
Bell’articolo veramente interessante e molto importante x conoscere e coltivare questa orchidea, grazie